PALERMO - Da stamattina “la famiglia mafiosa” a San Giuseppe Jato è sotto assedio: i carabinieri di Monreale stanno eseguendo un’operazione antimafia servendosi di cento militari, unità cinofile ed elicotteri, per arrestare boss ed associati.
Nello specifico sono stati fermati esponenti del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato e sono stati sequestrati beni di grosso valore tra cui immobili, imprese, negozi, quote societarie e denaro.
Anche San Cipirello e Monreale sono sotto il mirino delle forze dell’ordine. I carabinieri stavano indagando da mesi attraverso appostamenti ed intercettazioni, ma il vaso di pandora si è rotto al momento dello scontro tra i nuovi ed i vecchi vertici accusati di avere violato ripetutamente le regole di Cosa nostra. A marzo scorso era stato scoperto un arsenale per la guerra di mafia.
Nel corso dell’indagine che aveva a marzo aveva portato a 62 arresti era stato scoperto un piccolo arsenale a Giuseppe Buscemi Tartarone nel 2014. In una masseria erano custoditi un fucile a canne mozze calibro 12, due pistole calibro 7,65, due caricatori monofilari per calibro 7,65, numerose munizioni di vario calibro, due passamontagna e una borsa a tracolla con all’interno un guanto in lattice. Tartarone, secondo gli inquirenti, custodiva le armi per il gruppo di Giovanni Di Lorenzo (uno degli arrestati a marzo) che avrebbe agito per conto di Salvatore Mulè, ex reggente del mandamento di San Giuseppe Jato.
Proprio dopo l’arresto di Mulè (nel 2013) cominciarono le violente fibrillazioni interne che portarono alla leadership di Gregorio Agrigento, storico esponente della famiglia mafiosa di San Cipirello.
Sono state le intercettazioni ad inchiodare i mafiosi. Di Lorenzo e Domenico Lo Biondo, infatti, avevano parlato dell’acquisto di un bazooka, che poi fortunatamente non è stato comprato.
In particolare sotto sequestro sono finiti terreni e locali commerciali della famiglia mafiosa dei Pullarà, l’impresa Di Marco Marmi di Francesco Di Marco, in cui si sarebbero svolti summit di mafia, quote della Bingo.it proprietaria di una sala bingo riconducibile alla famiglia Adelfio, quote della Erregi srl e l’impresa individuale Lombardo Giuseppina, riconducibile ai Pullarà. Inoltre, sono state sequestrate quattro imprese edili del valore di 600mila euro
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