Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento e fittizia intestazione di beni, tutti aggravati da modalità mafiose. L'operazione nasce da un'inchiesta avviata nel 2014 su esponenti delle famiglie di Vita e Salemi, ritenuti favoreggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.
Stamane all’alba, oltre 100 uomini tra carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e della Dia, hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Palermo su richiesta della Dda.
Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Guido, hanno consentito di individuare i presunti capi dei due clan e di scoprire gregari ed estorsori delle cosche. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, sarebbero riusciti attraverso società di fatto riconducibili all'organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione. Tra gli arrestati figurano anche Ciro Gino Ficarotta, 68 anni e Leonardo Ficarotta 37 anni, Paolo Vivirito, 39 anni. Tutti e tre di San Giuseppe Jato.
Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Guido, hanno consentito di individuare i presunti capi dei due clan e di scoprire gregari ed estorsori delle cosche. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, sarebbero riusciti attraverso società di fatto riconducibili all'organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione. Tra gli arrestati figurano anche Ciro Gino Ficarotta, 68 anni e Leonardo Ficarotta 37 anni, Paolo Vivirito, 39 anni. Tutti e tre di San Giuseppe Jato.
Nel 2012, una grande proprietà intestata ad un’erede di Ignazio Salvo venne messa all’asta per circa 138 mila euro. Sessanta ettari di vigneti che vennero acquistati da Roberto Nicastri e poi rivenduti per 750 mila euro (ma nell'atto di vendita figurerebbe la cifra di 530 mila) a una società di San Giuseppe Jato intestata a Gino Ficarotta. Secondo gli inquirenti, il prezzo reale della vendita fu superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, di oltre 200mila euro, sarebbe stata incassata dagli uomini di Cosa Nostra per l'intermediazione. L'affare sarebbe stato realizzato con la supervisione del presunto capomafia di Salemi Michele Gucciardi che avrebbe costretto Giuseppa Salvo a rinunciare ai diritti di reimpianto dei vigneti per consentire agli imprenditori di San Giuseppe Jato di ottenere finanziamenti erogati dall’Unione Europea per un ammontare di circa 600mila euro, in parte utilizzati per l’acquisto della tenuta.
Sequestrati i beni e l’intero capitale sociale della “Vieffe soc. agr.”, con sede a San Giuseppe Jato, “Aerre di Asaro Crocetta sas”, con sede a Vita, il 25% del capitale sociale della “Agri Innovazioni (Vita).
I nomi degli arrestati: Michele Gucciardi, 65 anni, di Salemi; Salvatore Crimi, 60 anni, di Vita; Melchiorre Leone, 59 anni, di Vita; Giuseppe Bellitti, 49 anni, di Salemi; Gaspare Salvatore Gucciardi, 56 anni, di Vita; Vito Gucciardi, 58 anni, di Vita; Girolamo Scandariato, 50 anni, di Calatafimi; Roberto Nicastri, 56 anni, di Alcamo; Vito Nicastri, 62 anni, di Alcamo; Ciro Gino Ficarotta, 68 anni, Leonardo Ficarotta 37 anni e Paolo Vivirito, 39 anni, di San Giuseppe Jato.
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FONTE : WWW.VALLEJATO.IT
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