Se dovessimo guardare solamente i dati di vendita potremmo tranquillamente paragonare Call of Duty a una macchina inarrestabile, una di quelle vetture talmente perfette da tagliare sempre per prime il traguardo, nonostante intoppi e incidenti di percorso. Nell'anno di maggior flessione per il brand, con un capitolo non particolarmente amato dal pubblico e con un trailer di lancio che fece registrare ai tempi il record assoluto di dislike su Youtube, Call of Duty è riuscito comunque a imporsi sul mercato, perdendo forse terreno nei confronti di Battlefield 1 ma restando saldamente ancorato sul trono. Già tre anni fa però i vertici Activision avevano ben chiaro che il pubblico si stava disaffezionando al brand, annoiato più che dal gameplay, da un setting futuristico che ormai aveva ben poco altro da dire e da offrire. Le Exo tute avevano portato i ritmi e i movimenti a un livello esagerato e i giocatori rimbalzavano come palline da flipper impazzite nelle piccole mappe del multiplayer, rendendo le partite difficili da leggere ed estremamente caotiche. A Sledgehammer è quindi stato proposto di ripartire da zero, di ritornare a un tipo di gameplay ragionato che affondasse le radici in un sistema forse più lineare ma al contempo più tecnico, meno basato sui riflessi. La soluzione scelta per affacciarsi a questo radicale cambiamento è stata quella di far un passo indietro e tornare in quella seconda guerra mondiale che mancava dalla scena da ormai troppo tempo. Quest'anno, tra le altre cose, della campagna di Call of Duty e dei suoi contenuti extra se ne è parlato davvero pochissimo, lasciando che fosse il multiplayer ad assorbire tutte le attenzioni durante gli eventi e le beta pubbliche. Qualche settimana fa siamo però volati a Londra per affondare i denti sul pacchetto completo e oggi torniamo da voi con il verdetto finale per la produzione. La fiducia riposta in Sledgehammer sarà stata ripagata?
FILE TORRENT
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