Questo specchio d'acqua si snoda lungo la valle di Okanagan e la sua forma stretta, lunga e sinuosa ricorda proprio quella di un serpente. Guarda caso, anche il mitico Ogopogo è un serpente enorme. Almeno, è così che lo hanno descritto gli spaventati-fortunati testimoni della sua esistenza. I suo avvistamenti sono radi ma regolari, abbastanza da tener viva la leggenda.
Ogopogo è un multi-gobba dalla pelle verde squamata tendente al nero e una testa che ricorda quella di un cavallo con le corna di un cervo. Un drago marino che ricorda proprio i disegni delle antiche mappe marinaresche. E una sorta di cartone animato è la statua che lo rappresenta sul lungolago così come sulle magliette della squadra locale di Western Hockey League.
La mania di Ogopogo raggiunse il suo apice negli Anni 80, quando venne offerto un premio da un milione di dollari per provare l'esistenza della creatura viva o morta, tanto da far scatenare pure Greenpeace per la tutela del lago e delle creature che lo popolano
Prove, per ora, non ne sono state trovate. Se non le testimonianze di alcuni testimoni oculari e la credenza comune che il mostro sia, più che un serpente in carne e squame, uno spirito che aleggia sul lago e protegge l'intera vallata canadese. Quest'ultima teoria viene tramandata dai discendenti degli indigeni syilx, che vivevano nella zona dalla notte dei tempi e nutrivano simbolicamente lo spirito lanciando nel lago tabacco, salvia e salmone.
Secondo quanto riportato da Bbc, è difficile sapere quante persone hanno viaggiato a Kelowna nell'ultimo secolo nella speranza di incontrare il mitico mostro del lago, ma nel tempo Ogopogo è ciò che ha reso la valle di Kelowna famosa in Canada e non solo.
L'Okanagan Heritage Museum collabora con la First Nation di Westbank per raccontare una storia più approfondita della storia della regione, con tour della città e del lago, alla scoperta dello stile di vita precoloniale del popolo syilx. «Per i coloni, Ogopogo è stata una cosa reale. Hanno probabilmente frainteso ciò che hanno sentito dalla comunità indigena e non hanno avuto scrupoli nel inventare le proprie storie e appropriarsi di esse», sostiene Linda Digby, direttrice del museo. Poi, però, le storie sono aumentate: «Qui si vive abbastanza a lungo per vedere qualcosa di strano nel lago». Ed è per questo che il mito, probabilmente, non finirà mai.
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