giovedì 3 luglio 2014

Maxipiantagione, ma di droga "leggera": ridotta condanna per Bonura

Grazie alla cancellazione della legge “Fini-Giovanardi”, la condanna per Bonura è scesa è da nove a sei anni.
La quinta sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Giuseppina Cipolla, nei giorni scorsi ha ridotto la condanna inflitta al quarantunenne Diego Bonura, ordinando di fatto la scarcerazione. L’uomo nel febbraio del 2008 fu arrestato dai carabinieri perché ritenuto uno dei gestori della maxipiantagione di marijuana trovata due anni prima in contrada Perciana.L’uomo aveva ricevuto una condanna definitiva nell’aprile del 2011 ed era così tornato in carcere per scontare un residuo di pena. In precedenza era stato sottoposto ad un periodo di custodia cautelare.
La decsione arriva alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che ha reintrodotto la differenza fra sostanze “leggere” e “pesanti”.A difendere il commerciante di San Giuseppe Jato, condannato per droga, sono stati gli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli Tagliavia. I legali, dopo la decisione della Corte Costituzionale di cancellare quella parte della legge Fini-Giovarnardi che equiparava droghe pesanti e leggere, si sono rivolti al tribunale per chiedere che venisse ritoccata la condanna di Bonura. Un’analoga sentenza c’era già stata ad Ercolano. Nel 2006, infatti, la legge Fini-Giovarnardi aveva inasprito le pene, eliminando qualsiasi distinzione tra gli stupefacenti.
Nell'agosto del 2007, i carabinieri scoprirono in contrada «Perciana» una piantagione da record: 4 mila e 500 metri quadri coltivati a cannabis. Un piccolo angolo di Giamaica realizzato dal clan emergente dei Vassallo nelle campagne fra San Cipirello e Corleone. Altre piantagioni vennero scoperte nelle vicine contrade «Mortilli», «Dammusi» e «Chiusa». In tutto furono sequestrati mille chili di marijuana che sul mercato avrebbe potuto fruttare oltre 5 milioni di euro
Gli arresti della «banda dell'oro verde» scattarono all'alba del 14 febbraio 2008. Nell'indagine, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Palermo, i gip Roberta Buzzolani e Francesco Del Bene emisero sei ordini di custodia. Oltre a Bonura e Sottile, processati col rito ordinario, i provvedimenti riguardarono anche Giovanni Battista e Stefano Vassallo, Leonarda Miceli, moglie di Giovanni Battista, e Gioacchino Galati. I quattro furono giudicati col rito abbreviato.
I cugini Vassallo, quando scattò il provvedimento, erano gia in carcere dal maggio 2007, perché accusati di danneggiamenti ed estorsioni ai danni di imprenditori. Pochi giorni dopo il loro arresto, l'11 giugno, venne assassinato a colpi di fucile Salvatore Vassallo, fratello di Giovan Battista. Un delitto che mise la parola fine alla scalata del clan emergente.
Nell'inchiesta sulla piantagione determinanti furono le intercettazioni eseguite in carcere. Dalle registrazioni emerse, infatti, che Giovanni Vassallo, durante i colloqui, continuava a fornire indicazioni alla moglie su come gestire la preziosa coltivazione. Dai nastri saltarono fuori anche i nomi di Sottile e Bonura. Per entrambi, già in primo grado, era stata però esclusa l'aggravante dell'associazione mafiosa.

FONTE: WWW.VALLEJATO.IT

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