SAN GIUSEPPE JATO. Un centinaio i partecipanti alla marcia tenutasi mercoledì sera in ricordo di Concetta Conigliaro, la ventisettenne scomparsa il 9 aprile e i cui resti sono stati ritrovati bruciati il mese scorso. Con l'accusa di omicidio e distruzione di cadavere si trova attualmente in carcere il marito, il trentanovenne Salvatore Maniscalco.
Nei giorni scorsi sono stati sentiti dai carabinieri della compagnia di Monreale i vicini dei due coniugi. E le testimonianze avrebbero fornito elementi utili per ricostruire le fasi successive alla scomparsa della giovane: nei giorni seguenti al 9 aprile avrebbero, infatti, assistito al classico "sbarazzo": Maniscalco, insieme ad alcuni aiutanti, avrebbe caricato su un camion materiale di risulta e un grosso fusto metallico. L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che, tra i grossi rifiuti, possa essere stato occultato anche il cadavere della moglie.
I resti bruciati di Concetta sono stati fatti ritrovare dal marito il 7 giugno nei pressi di un fiume in contrada Giambascio. A complicare invece le prime fasi dell'indagine sarebbero stati, a detta dei carabinieri, proprio i familiari ed il legale di Concetta, oltre ad una delle volontarie dell'associazione a cui si era rivolta la giovane. "La madre – raccontano dal comando dei carabinieri – ha denunciato la scomparsa 25 giorni dopo aver ricevuto la borsa con dentro gli effetti personali della figlia".
Il legale, sentito la prima volta, non avrebbe invece fornito copia della denuncia per maltrattamenti elaborata il giorno della scomparsa. Poi ci sarebbero una serie di testimonianze ritenute "al limite del depistaggio": "L'avvocato e una delle dottoresse – racconta il capitano Paolo Del Giacomo – ci riferirono di aver sentito Concetta al telefono nei giorni successivi alla scomparsa. Telefonate di cui non esistono riscontri. Inoltre è quasi certo che in quei giorni la giovane fosse già stata uccisa".
FONTE : www.vallejato.it
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