Lo sviluppo della resistenza alle terapie ormonali da parte dei tumori mammari è collegato al malfunzionamento di un meccanismo - fino ad oggi sconosciuto - che regola la proliferazione cellulare e l'azione degli ormoni nell'organismo
La crescita del 70% dei tumori mammari dipende dalla presenza di estrogeni perciò i farmaci che bloccano il segnale di questi ormoni sono un'efficace strategia terapeutica.
Tuttavia, in molti casi, soprattutto nei tumori metastatici, le pazienti trattate con terapia ormonale sviluppano nel tempo una resistenza al farmaco, che diventa inefficace.
Tuttavia, in molti casi, soprattutto nei tumori metastatici, le pazienti trattate con terapia ormonale sviluppano nel tempo una resistenza al farmaco, che diventa inefficace.
Nel 20% dei casi la resistenza ai farmaci anti-ormonali è dovuta alla perdita del recettore estrogenico, che funge da bersaglio dei trattamenti ormonali. I ricercatori hanno svelato un nuovo meccanismo di controllo dell'azione degli ormoni e della proliferazione cellulare nel nostro organismo. Il malfunzionamento di questo meccanismo sarebbe all'origine, oltre che di numerose altre patologie, anche della perdita del recettore estrogenico, bersaglio delle terapie ormonali. Lo spegnimento dell'espressione recettoriale rende i tumori resistenti a tali trattamenti.
Lo studio, finanziato da AIRC, è stato pubblicato sull'importante rivistaProceedings of the National Academy of Science (PNAS) grazie alla collaborazione tra un gruppo di ricercatori dell'Università Statale di Milano, guidati da Paolo Ciana, del Dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari, e i team di ricerca di Adriana Maggi, sempre della Statale, di Giulia Piaggio, dell'Istituto Regina Elena di Roma, e di Maria Grazia Daidone, dell'Istituto nazionale tumori di Milano.
La ricerca è stata condotta su linee cellulari tumorali e in biopsie di tumori umani. Nello specifico la disponibilità, presso i laboratori di Maria Grazia Daidone, di biopsie tumorali caratterizzate dal punto di vista molecolare e raccolte in momenti diversi del decorso clinico delle pazienti con carcinoma mammario, ha confermato anche nel contesto clinico quanto dimostrato da Ciana e colleghi.
Nel meccanismo identificato dallo studio è coinvolta una sequenza di DNA la cui mutazione è associata al rischio di insorgenza di diverse patologie tumorali ormono-dipendenti come il cancro al seno, all'ovaio, all'endometrio e alla prostata.
Commenta Paolo Ciana: "La scoperta di questo meccanismo è molto promettente per il futuro: oltre a chiarire meglio come funziona l'azione ormonale nell'organismo, questa scoperta apre la strada per individuare bersagli innovativi per terapie mirate ai tumori refrattari al trattamento ormonale".
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