giovedì 24 luglio 2014

Colite e Morbo di Crohn

Sia il morbo di Crohn che la colite sono sintomi di patologia infiammatoria intestinale (IBD): se anche voi convivete con un mal di pancia e le medicine da banco hanno fatto ben poco per alleviare i sintomi, se a volte provate forti da riuscire a malapena a stare in piedi o provate alternanza di stipsi e diarrea, potreste avere bisogno di un approfondimento dal vostro dottore. Gonfiore, crampi, diarrea e costipazione sono sintomi comuni, maquando sono i sintomi di qualcosa di più serio? Ad esempio potrebbero essere associati a sangue nelle feci: in questo caso dovrete parlare al più presto con un gastroenterologo.
La colite ulcerosa e il morbo di Crohn, sono catalogati alla voce “patologia infiammatoria intestinale” o IBD, una patologia cronica che causa crampi dolorosi, ulcere e sanguinamento del tratto digestivo. La colite ulcerosa, spesso chiamata semplicemente “colite” è circoscritta al colon (intestino crasso), mentre il morbo di Crohn può colpire qualsiasi parte del tratto digestivo, compreso l’esofago. La causa esatta della patologia infiammatoria intestinale è sconosciuta ma si ritiene essere correlata al sistema immunitario: il corpo produce una reazione infiammatoria malsana nel tratto digestivo.
Il morbo di Crohn ha un notevole tasso di incidenza, eppure è raramente affrontato apertamente, pur essendo quasi diffuso come il diabete di tipo 1. Più di 9.000 nuovi casi sono diagnosticati ogni anno, compreso un allarmante aumento nei bambini. Tuttavia, la ricerca ha rivelato che se si ha una predisposizione genetica alla malattia infiammatoria intestinale, non tutti sono destinati a trasportare il gene o a svilupparlo.
Molti malati di colite soffrono di una moltitudine di altri sintomi, oltre ai problemi gastrointestinali: artrite, occhi infiammati, osteoporosi, calcoli biliari e un aumento del rischio di coaguli di sangue e sclerosi multipla, sono solo alcuni dei disturbi supplementari che possono verificarsi. Inoltre, ci possono essere gravi effetti collaterali dei farmaci a lungo termine, come gli steroidi e i farmaci immunosoppressori, che possono causare aumento di peso, malattie della pelle e irritabilità. Chi soffre di patologia infiammatoria intestinale ha un rischio maggiore di sviluppare il cancro del colon. Infine, lo stress vivere con una malattia debilitante può causare depressione come effetto collaterale comune.

Testimonianze

La settantanovenne Stella, ha ricevuto la diagnosi. “Mamma soffre di colite collagenosa”, ci spiega la figlia. “Non è più indipendente come prima ed è molto consapevole di dover essere sempre vicino a un bagno, perché anche con il farmaco non ottiene risultati duraturi”. I bagni sono qualcosa che, chi soffre di questa patologia, impara ad individuare molto in fretta. Fortunatamente, anche se la figlia di Stella ha ricevuto la medesima diagnosi, la sua colite ulcerosa riesce ad essere ancora controllata con i farmaci. “Non mi piace pensare che dovrò assumere farmaci per il resto della mia vita, perché ci possono essere effetti collaterali, ma sono contenta che funzionino”. Riesce a lavorare a tempo pieno e a condurre una vita normale senza troppe interruzioni dalla malattia.
Monique ha provato quasi ogni trattamento e vari farmaci per la colite ulcerosa, ad eccezione del più costoso rimedio biologico. Tre anni fa, la quarantunenne è stata ricoverata in ospedale con ulcere così gravi che avevano quasi perforato il suo intestino, una patologia che può essere mortale. È stata una strada lunga e difficile perché la malattia non le è stata diagnosticata correttamente fino a oltre 10 anni dopo la sua prima visita dal medico, a causa dei suoi sintomi: il medico continuava a dirle che era “nella sua testa”. I sintomi di queste patologie possono essere trascurati o ricondotti troppo facilmente allo stress. Gli specialisti sarebbero ora d’accordo per consigliare a Monique un intervento chirurgico per rimuovere il suo colon, qualcosa che lei però vorrebbe evitare, perché comporta l’uso “sacchetto” che viene poi collegato al retto per consentire i movimenti intestinali, che è un’alternativa al classico sacchetto da colostomia esterno. Questa procedura, ormai standard, richiede però diverse operazioni. Poiché vuole ritardare l’intervento chirurgico più a lungo possibile, ha recentemente cambiato la sua dieta riducendo al minimo la carne rossa ed eliminando la frutta e verdura, il che ha portato a un miglioramento dei suoi sintomi. “Ho sempre amato le insalate, ma non le mangio più” ci spiega. Tuttavia, sta per tornare a lavorare dopo aver perso il suo ultimo impiego come risultato della sua patologia.
A differenza della “cura” chirurgica per la colite, non esiste una soluzione per il morbo di Crohn, anche se gravi fistole o perforazioni possono richiedere un intervento chirurgico di resezione per salvare il tratto interessato. La paziente Sherry, a cui è stato diagnosticato a 18 anni, ha subito un intervento chirurgico di resezione tre volte. Ora, a 49 anni e relativamente stabile grazie ai farmaci, sceglie il suo cibo con cura, fa esercizio regolarmente e fatica a mantenere il peso. “Ogni giorno salgo sulla bilancia sperando di essere ingrassata di qualche etto”, ci racconta. I suoi due figli, di 8 e 12 anni, stanno prendendo parte al Progetto GEM, uno studio sull’aspetto genetico che in corso. “Come famiglia siamo molto coinvolti nei programmi di volontariato, così i ragazzi possono acquisire abbastanza familiarità con la malattia”, spiega Sherry.
I pazienti che soffrono di questa patologia dovrebbero mirare ad una dieta equilibrata. Non c’è dieta che li possa curare definitivamente, ma alcuni alimenti possono aiutare o ostacolare il progresso della malattia. Alcuni malati scoprono che alcool, zucchero, prodotti lattiero-caseari, caffeina e cibi grassi sono colpevoli dell’aumento dei sintomi, mentre altri li possono tollerare. Tenere un diario in cui è possibile registrare la dieta e prendere nota degli attacchi, spesso aiuta. Un’altra raccomandazione: evitare di bere liquidi durante i pasti; attendere almeno 45 minuti dopo aver mangiato. Gli integratori vitaminici, anche se alcuni malati potrebbero trovarli difficili da digerire, sono spesso necessari per mantenere una corretta alimentazione.

La ricerca

Mentre i pazienti fanno la loro parte per controllare i sintomi, gli scienziati stanno lavorando per trovare una cura. “Questo è un momento davvero fondamentale per la ricerca” spiega il Dott. Nicola Jones, scienziato clinico l’Hospital for Sick Children. “Le nuove scoperte genetiche ci permettono di concentrarci sugli aspetti meno conosciuti della malattia”. La sua ricerca ha infatti scoperto un importante collegamento con alcune cellule coinvolte nella risposta immunitaria, che ha implicazioni promettenti per il trattamento futuro. Il Dr. John Wallace, direttore del Farncombe Family Digestive Health Research Institute della McMaster University, ha recentemente identificato una sostanza chimica, la prostaglandina D2, che può scatenare la remissione nei pazienti con colite ulcerosa. Lo studio di Wallace, pubblicato nel giugno 2010, ha trovato livelli elevati della sostanza chimica nei pazienti in remissione a lungo termine. Questo potrebbe portare allo sviluppo di un farmaco per aiutare a prevenire nuovi attacchi. Infine, un ambizioso progetto di ricerca degli Stati Uniti, chiamato Human Microbiome Project, è il sequenziamento genetico del contenuto di centinaia di specie di microbi nel nostro corpo, compresi quelli coinvolti nella patologia infiammatoria intestinale: l’obiettivo è quello di imparare come interagiscono con altri microbi, e con il corpo umano.

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