martedì 7 ottobre 2014

L'omicidio di Concetta Conigliaro Due arresti a San Giuseppe Jato

Arrestati Antonino Caltagirone 32 anni, e il padre Vincenzo 72 anni, per l'omicidio della donna uccisa e bruciata nelle campagne di San Giusepep Jato. Alcuni resti della vittima vennero trovati nel giugno scorso. Per quel delitto era stato arrestato il marito Salvatore Maniscalco.




L'omicidio di Concetta Conigliaro 
Due arresti a San Giuseppe Jato

Martedì 07 Ottobre 2014

Arrestati Antonino Caltagirone 32 anni, e il padre Vincenzo 72 anni, per l'omicidio della donna uccisa e bruciata nelle campagne di San Giusepep Jato. Alcuni resti della vittima vennero trovati nel giugno scorso. Per quel delitto era stato arrestato il marito Salvatore Maniscalco.


, Cronaca
Antonino Caltagirone, uno dei due arrestati dai carabinieri per il delitto Conigliaro
PALERMO - Ci sono due nuovi arresti per l'omicidio di Concetta Conigliaro, scomparsa il 9 aprile scorso da San Giuseppe Jato. In carcere era già finito il marito della ragazza, Salvatore Maniscalco, operaio di 38 annil. Ora le manette sono scattate per Vincenzo e Antonio Caltagirone, padre e figlio, di 72 e 32 anni. All'anziano sono stati concessi i domiciliari. Sono entrambi parenti di Maniscalco e proprietari del magazzino dove era nascosto il fusto dentro il quale sarebbe stato bruciato il corpo di Concetta.
Perché quella del paese in provincia di Palermo è una macabra storia cominciata con una denuncia di scomparsa. Un caso giudiziario che i carabinieri del Gruppo di Monreale, guidato dal colonnello Pierluigi Solazzo, e della compagnia, agli ordini del capitano Paolo Del Campo, avrebbero risolto in pochi mesi. Concetta sarebbe stata uccisa e il cadavere dato alle fiamme, anche se per avere certezza su quest'ultimo terribile aspetto della storia si attendono ancora gli esiti delle indagini scientifiche. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa, su richiesta dei pubblici ministeri Gialuca De Leo e Ilaria De Somma.
 I Caltagirone, zio e cugino di Maniscalco, assieme al quale raccoglievano ferro vecchio per le strade, erano stati inizialmente iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento. La loro posizione si è aggravata e sono finiti in carcere. Avrebbero aiutato il parente a distruggere il cadavere. I carabinieri hanno ricostruito il loro presunto ruolo grazie alle analisi dei tabulati telefonici. Sono emersi contatti costanti con Maniscalco dopo il delitto. L'analisi delle celle agganciate dai telefoni dei Caltagirone ha inoltre evidenziato, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, diversi passaggi nell'area dove poi sono stati trovati i resti. È stato lo stesso Maniscalco a raccontare le fasi il delitto, seppure tra mille contraddizioni, e ad accompagnare i carabinieri sul posto. Nel corso delle perquisizioni i militari hanno pure trovato a casa di padre e figlio delle taniche uguali a quella trovate in contrada Giambascio, dove sono stati rivenuti i resti carbonizzati che apparterrebbero alla donna. Tra i resti c'erano delle immagini sacre, simili a quelle di rito evangelico trovate nell'abitazione dei Caltagirone.


Il cerchio si sarebbe chiuso ascoltando l'intercettazione a bordo della Fiat 600 dei Caltagirone. Padre e figlio commentavano i timori sul loro possibile coinvolgimento nella vicenda. Prima di essere interrogati avevano concordato le versioni da raccontare a carabinieri e pubblici ministeri.

Determinante alla soluzione del caso, spiegano i carabinieri è stato l'apporto, del legale della famiglia della vittima, l'avvocatessa Maria Grazia Messeri, che ha fornito un quadro dettagliato ed attendibile sul rapporto deteriorato tra i due coniugi e i vari incontri "pacificatori" che la Conigliaro avrebbe avuto con il marito anche alla presenza dello zio e del cugino.

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