L'autrice è stata scoperta dai carabinieri della compagnia di Monreale. Si tratterebbe di una zia di Concetta, imparentata anche con Antonino e Vincenzo Caltagirone, accusati di aver preso parte alla distruzione del corpo della giovane. I militari sono riusciti facilmente a risalire all'identità della donna incensurata. Erano stati, infatti, lasciati indizi inequivocabili: la lettera era stata "maldestramente" consegnata a mano agli uffici postali di San Cipirello, da cui era partita verso l'Ucciardone di Palermo. Ai militari è bastato sentire il personale in servizio quel giorno per individuare la sospettata, che ha subito ammesso di essere l'autrice della lettera. Per la donna è scattata una denuncia per "minacce gravi". La lettera avrebbe avuto lo scopo di fare ritrattare le ultime dichiarazioni rilasciate da Maniscalco ai magistrati. Il presunto uxoricida ha ammesso, infatti, di aver ucciso la moglie, ma per un incidente: Concetta sarebbe morta lo scorso 9 aprile in seguito ad una spinta. A quel punto Maniscalco racconta di aver telefonato al cugino Antonino Caltagirone, che si sarebbe personalmente occupato di far sparire il cadavere della moglie. Sembra ormai certo che il corpo della ventisettenne sia stato riposto dentro un grosso fusto metallico e dato alle fiamme in contrada Giambascio, nei pressi del fiume Jato. Negli ambienti da cui è partita la lettera anonima viene però negato il coinvolgimento dei Caltagirone. Padre e figlio sbarcano da sempre il lunario raccogliendo ferro. Sulla loro innocenza sono pronti a giurare anche alcuni vicini di casa. Ad inchiodare Antonino, che si trova attualmente in carcere, ci sono però alcune prove raccolte dai carabinieri. Tra questa anche il racconto di quattro testimoni che avrebbero assistito allo sgombero di materiale edile eseguito in casa di Maniscalco nei giorni successivi alla scomparsa di Concetta.
MINACCE IN CARCERE PER IL PRESUNTO UXORICIDA
SAN GIUSEPPE JATO. "Se non dici la verità, ci saranno conseguenze per la tua famiglia". E' il contenuto della lettera anonima inviata nei giorni scorsi a Salvatore Maniscalco, il trentanovenne accusato di aver ucciso la moglie, Concetta Conigliaro. "Il mio assistito – racconta il legale Salvatore Ferrante – ha sporto una denuncia contro ignoti. L'ho trovato turbato e da cinque giorni non tocca cibo. Maniscalco, che non sa leggere, ha appreso il contenuto della missiva da un compagno di cella". Della lettera anonima aveva dato notizia il Giornale di Sicilia venerdì scorso. L'invito anonimo a raccontare la verità sembrerebbe connesso con le recenti dichiarazioni rese da Maniscalco davanti al Pm. Il presunto uxoricida ha ammesso, infatti, di aver ucciso la moglie, ma per un incidente. La donna ventisettenne sarebbe morta lo scorso 9 aprile in seguito ad una caduta causata da una spinta. I litigi fra i due coniugi separati erano frequenti, così come testimoniano le numerose denunce cha raccontano reciproche violenze fisiche. Maniscalco racconta di aver telefonato al cugino Antonino Caltagirone. Nella ricostruzione fornita dal presunto uxoricida, sarebbe stato quest'ultimo a distruggere il cadavere. Caltagirone, di professione raccoglitore di ferro, sarebbe stato notato da quattro testimoni mentre eseguiva uno sgombero di materiali edili insieme a Maniscalco. E dall'abitazione di via Crispi avrebbero portato via anche un grosso fusto metallico, simile quello dentro cui sono state ritrovate, il 7 giungo, le ossa della ventisettenne. Le dichiarazioni del trentanovenne scagionerebbero invece il settantunenne Vincenzo Caltagirone, attualmente ai domiciliari. Dopo la scomparsa del 9 aprile, in tanti pensarono che Concetta si fosse allontanata volontariamente. La giovane aveva, infatti, intrapreso nuove relazioni sentimentali. Il 13 aprile al telefonino di una della sorelle, arriva anche un messaggio inviato dalla sua scheda Sim. Dice di "non cercarla". Le indagini dei carabinieri hanno però svelato che ad inviare l'sms era stato il telefonino di Maniscalco, su cui era stata installata la scheda della moglie. Sei giorni dopo, per inscenare una partenza, viene fatta ritrovare la borsa di Concetta alla stazione centrale di Palermo. E poi c'è il macabro ritrovamento fatto il 31 maggio in via Mazzini, dinanzi l'abitazione di Giovanna Lo Biondo, mamma di Concetta: un giubbotto rosso con dentro piccole ossa bruciacchiate. Ma non è ancora chiaro chi lo abbia lasciato. FONTE: WWW.VALLEJATO.IT
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