L'ultimo mistero sulla latitanza di Matteo Messina Denaro passa da una frase entrata nel fascicolo su Luca Bellomo. A riferirla un personaggio la cui identità resta misteriosa.
PALERMO - “Lo zio si è fatto rifare tutte cose in Thailandia”. L'ultimo mistero sulla latitanza di Matteo Messina Denaro passa da una frase entrata nel fascicolo su Luca Bellomo. A riferirla un personaggio la cui identità resta misteriosa.
Bellomo, arrestato a metà novembre scorso, è sposato con Lorenza Guttadauro, sorella di Francesco, il “nipote del cuore” del padrino di Castelvetrano. Secondo i carabinieri del Ros, l'uomo sarebbe uno degli ultimi ambasciatori di Messina Denaro all'interno di un clan decimato dagli arresti. La frase che vorrebbe Messina Denaro trasfigurato da chissà quali interventi di chirurgia estetica viene attribuita a Bellomo e sarebbe stata pronunciata nei giorni in cui progettava la rapina ad un deposito merci di Campobello di Mazara.
Il 4 novembre 2013 un gruppo armato fece irruzione nel magazzino che apparteneva alla “Ag Trasporti”, una società finita sotto sequestro perché riconducibile a Cesare Lupo, arrestato con l'accusa di essere un pezzo grosso della mafia di Brancaccio e “amministratore” dei beni dei fratelli Graviano". Grazie all'aiuto di un basista il gruppo di Francesco Guttadauro e Girolamo Bellomo avrebbe fatto il colpo grosso. Dal deposito sparirono 600 colli di merce e 17 mila euro in contanti. Ad entrare in azione furono in otto. Alcuni non sono mai stati identificati. Indossavano le pettorine della polizia ed arrivarono a bordo di due macchine e di un furgone bruciati dopo la rapina. Dissero che cercavano un carico di droga, legarono con delle fascette una decina di dipendenti e lavorarono indisturbati.
Le cimici utilizzate nelle indagini svelerebbero una delle possibili e ultime tracce della presenza di Matteo Messina Denaro in terra siciliana. Se è vero quanto raccontato da un pentito bagherese, il superlatitante, alla fine del 2013, avrebbe trovato rifugio in una villa sul mare di Tre Fontane. Proprio come accaduto in passato. Il collaboratore in questione è Benito Morsicato, 35 anni, soldato semplice della famiglia mafiosa di Bagheria. Faceva parte della manovalanza di Cosa nostra, pronto ad intimidire i commercianti riottosi al racket. Nella sua breve carriera criminale ha avuto un ruolo nell'assalto ai danni del deposito della “Ag Trasporti” e in quell'occasione avrebbe appreso della villa e di Messina Denaro.
“La rapina doveva essere fatta un mesetto prima - ha messo a verbale Morsicato - il villino vicino alla strada Fiorilli, mi sembra che si chiama questa strada, dove sono state abbandonate le macchine, il villino che serviva d'appoggio, c'era… non si poteva fare prima il lavoro perché momentaneamente era in uso ad una persona che loro non specificavano però a un certo punto dicevano 'lo zio' ma io ho capito un po' la situazione perché lui stesso mi diceva che era nipote di questa persona e io potevo capire un po'… poi questa persona forse si è allontanata da questo villino e si è organizzato per far lavoro per fare…”.
La villa di cui parlava Morsicato sarebbe di proprietà della madre di Giuseppe Nicolaci,arrestato nell'ultimo blitz dei carabinieri del Ros con l'accusa di avere fatto parte della banda dei rapinatori dell'Ag Trasporti. Sette vani a Tre Fontane, località balneare di Campobello di Mazara, in via Cile Ovest. L'abitazione si trova a nove chilometri dal deposito assaltato ed è stato utilizzato come punto di appoggio da Bellomo e Nicolaci come ha dimostrato la ricostruzione dei loro spostamenti eseguita ex post dai militari. E si tratta della stessa abitazione di cui, il 18 luglio 2014, la sorella di Nicolaci parlava con il marito: “C'è stato l'aereo della polizia sopra il "villino".
Morsicato, dunque, ha raccontato di avere saputo che “era necessario attendere che il villino di appoggio venisse liberato, in quel periodo era abitato dal noto latitante Matteo Messina Denaro”. Ora spunta la frase che Bellomo avrebbe rivolto a qualcuno dei presenti alla rapina. In quella casa non solo c'era Matteo Messina Denaro, ma sul superlatitante Bellomo avrebbe rivelato l'ultimo dei grandi misteri: “Si è fatto rifare tutte cose in Thailandia”.
PALERMO - “Lo zio si è fatto rifare tutte cose in Thailandia”. L'ultimo mistero sulla latitanza di Matteo Messina Denaro passa da una frase entrata nel fascicolo su Luca Bellomo. A riferirla un personaggio la cui identità resta misteriosa.
Bellomo, arrestato a metà novembre scorso, è sposato con Lorenza Guttadauro, sorella di Francesco, il “nipote del cuore” del padrino di Castelvetrano. Secondo i carabinieri del Ros, l'uomo sarebbe uno degli ultimi ambasciatori di Messina Denaro all'interno di un clan decimato dagli arresti. La frase che vorrebbe Messina Denaro trasfigurato da chissà quali interventi di chirurgia estetica viene attribuita a Bellomo e sarebbe stata pronunciata nei giorni in cui progettava la rapina ad un deposito merci di Campobello di Mazara.
Il 4 novembre 2013 un gruppo armato fece irruzione nel magazzino che apparteneva alla “Ag Trasporti”, una società finita sotto sequestro perché riconducibile a Cesare Lupo, arrestato con l'accusa di essere un pezzo grosso della mafia di Brancaccio e “amministratore” dei beni dei fratelli Graviano". Grazie all'aiuto di un basista il gruppo di Francesco Guttadauro e Girolamo Bellomo avrebbe fatto il colpo grosso. Dal deposito sparirono 600 colli di merce e 17 mila euro in contanti. Ad entrare in azione furono in otto. Alcuni non sono mai stati identificati. Indossavano le pettorine della polizia ed arrivarono a bordo di due macchine e di un furgone bruciati dopo la rapina. Dissero che cercavano un carico di droga, legarono con delle fascette una decina di dipendenti e lavorarono indisturbati.
Le cimici utilizzate nelle indagini svelerebbero una delle possibili e ultime tracce della presenza di Matteo Messina Denaro in terra siciliana. Se è vero quanto raccontato da un pentito bagherese, il superlatitante, alla fine del 2013, avrebbe trovato rifugio in una villa sul mare di Tre Fontane. Proprio come accaduto in passato. Il collaboratore in questione è Benito Morsicato, 35 anni, soldato semplice della famiglia mafiosa di Bagheria. Faceva parte della manovalanza di Cosa nostra, pronto ad intimidire i commercianti riottosi al racket. Nella sua breve carriera criminale ha avuto un ruolo nell'assalto ai danni del deposito della “Ag Trasporti” e in quell'occasione avrebbe appreso della villa e di Messina Denaro.
“La rapina doveva essere fatta un mesetto prima - ha messo a verbale Morsicato - il villino vicino alla strada Fiorilli, mi sembra che si chiama questa strada, dove sono state abbandonate le macchine, il villino che serviva d'appoggio, c'era… non si poteva fare prima il lavoro perché momentaneamente era in uso ad una persona che loro non specificavano però a un certo punto dicevano 'lo zio' ma io ho capito un po' la situazione perché lui stesso mi diceva che era nipote di questa persona e io potevo capire un po'… poi questa persona forse si è allontanata da questo villino e si è organizzato per far lavoro per fare…”.
La villa di cui parlava Morsicato sarebbe di proprietà della madre di Giuseppe Nicolaci,arrestato nell'ultimo blitz dei carabinieri del Ros con l'accusa di avere fatto parte della banda dei rapinatori dell'Ag Trasporti. Sette vani a Tre Fontane, località balneare di Campobello di Mazara, in via Cile Ovest. L'abitazione si trova a nove chilometri dal deposito assaltato ed è stato utilizzato come punto di appoggio da Bellomo e Nicolaci come ha dimostrato la ricostruzione dei loro spostamenti eseguita ex post dai militari. E si tratta della stessa abitazione di cui, il 18 luglio 2014, la sorella di Nicolaci parlava con il marito: “C'è stato l'aereo della polizia sopra il "villino".
Morsicato, dunque, ha raccontato di avere saputo che “era necessario attendere che il villino di appoggio venisse liberato, in quel periodo era abitato dal noto latitante Matteo Messina Denaro”. Ora spunta la frase che Bellomo avrebbe rivolto a qualcuno dei presenti alla rapina. In quella casa non solo c'era Matteo Messina Denaro, ma sul superlatitante Bellomo avrebbe rivelato l'ultimo dei grandi misteri: “Si è fatto rifare tutte cose in Thailandia”.
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