SAN CIPIRELLO. Finisce in tribunale la compravendita di un locale dove sorge un bar tabacchi in via Roma. E’ stato condannato a due anni di reclusione per appropriazione indebita il proprietario dell’immobile, un operaio di 59 anni, G.L. di San Cipirello.
L’uomo nel luglio del 2011 avrebbe intascato un assegno invece di corrisponderlo in banca per estinguere parte di un mutuo che grava sull’edificio. Ad emettere la sentenza nei giorni scorsi è stato il giudice Vincenza Gagliardotto della V sezione penale del Tribunale di Palermo. I fatti hanno inizio nel 2008, quando l’imputato stipula un accordo con il quarantacinquenne R. C. per la vendita del piano terra e del primo piano di una palazzina che sorge nel corso principale del paese. Il compromesso prevede una caparra di 14 mila euro più altri 100 mila per estinguere un mutuo fondiario con Unicredit. Ma non prevede la voltura del mutuo, per il quale occorre versare 610 euro al mese. Cifre che il compratore paga dal 2008 al 2010. Nell’immobile, che per anni ha ospitato un circolo ricreativo, viene nel frattempo allestito un bar tabacchi. Nel 2011 il proprietario chiede all’acquirente di formalizzare la vendita con un atto notarile.
Il contratto preliminare di compravendita prevede stavolta il pagamento 40 mila euro nell’immediato da corrispondere per il mutuo, più due successive rate di 13 mila e 43 mila euro per il saldo. L’accordo prevede che, qualora non vengano versate le altre due rate, decada la compravendita con la relativa perdita delle cifre fin lì versate. E qui nasce il contenzioso che ha portato alla denuncia per appropriazione indebita, sporta da R.C., assistito dall’avvocato Liborio Maurizio Costanza. Dei 40 mila euro versati il 27 luglio del 2011 per estinguere parte del mutuo fondiario, solo 5.459 finiscono, infatti, in banca.
La restante parte, ovvero 34.541, sarebbero state invece intascate dal venditore, che lamenta il mancato pagamento delle altre somme. L’uomo, assistito dall’avvocato Alessandro Crociata, viene però citato in giudizio con l’accusa di appropriazione indebita. Nei giorni scorsi, al termine di un processo in cui non sono mancati momenti di tensioni, è arrivata la sentenza che in primo grado condanna il venditore dell’immobile a 2 anni di reclusione, mille euro di multa e al pagamento delle spese processuali. Il Tribunale ha inoltro disposto per l’imputato la condanna al risarcimento danni di 60 mila euro in favore dell’acquirente, costituitosi parte civile, e di una provvisionale immediatamente esecutiva di 35 mila euro.
Fonte: www.vallejato.it
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